martedì 27 marzo 2012

Il nido di Irene

Il mio sogno era quello di fare la traduttrice simultanea: ho studiato lingue al liceo e poi ho tentato di entrare all'Università di Traduttori e Interpreti a Forlì. Il destino però ha voluto che non superassi il test e a quel punto decisi di iscrivermi a Scienze della Formazione a Firenze...

Ho iniziato a studiare e nel frattempo lavoravo in un supermercato per non gravare troppo sulla mia famiglia. In breve tempo ho capito che il campo del sociale mi piaceva e mi è capitata l'occasione di partecipare ad un corso per giovani volontari nel mio Comune, ho svolto il tirocinio a contatto con bambini e ragazzini in difficoltà e mi sono sentita realizzata: stavo trovando la mia strada! 

A quel punto ho cercato lavoro in qualche cooperativa sociale e ho avuto l'opportunità per qualche anno di lavorare come educatrice nelle scuole e nel servizio domiciliare. Mi sono laureata nel 2005 però il mio titolo, Scienze dell'educazione, non mi dava l'abilitazione per fare quello che avrei voluto, cioè l'insegnante di sostegno...Così mi sono di nuovo iscritta a Scienze della formazione primaria per la scuola primaria e ho fatto il percorso per il sostegno. 

Quattro anni fa tramite una amica sono venuta a sapere che Matelda e Claudia stavano cercando una socia laureata, per costituire una società e aprire un nido privato nel nostro comune, Campi Bisenzio. Ci siamo incontrate, ci siamo piaciute e non ho esitato a dire di sì! Così è iniziata questa nuova avventura, con tanto impegno, fatica, ma ricca di soddisfazioni! In questi anni ne abbiamo passate tante, ci siamo fatte "le ossa" e abbiamo imparato a guardare sempre avanti. Nonostante le difficoltà nel mandare avanti un' attività in un periodo così critico cerchiamo di crescere e di fare cose nuove...chissà... Per il momento la mia tesi è lì che aspetta di essere finita di scrivere, ma conto di farlo presto! Ora la cosa più bella sono loro, i nostri furfanti, le loro risate sonore, i baci bagnati, le corse sfrenate e poi...che emozione guardarli dormire!!!

(scritto da Irene Azzarri)

Il racconto di Irene mi ha colpito molto perché anche io inizialmente avevo intrapreso la strada delle lingue straniere, poi, come accade a tanti, riuscire a comprendere quale sia la via più giusta da imboccare è difficile e prevede ripensamenti, fatica e determinazione. Irene però è riuscita davvero a coronare un bel sogno e le auguro un “in bocca al lupo” speciale per la sua tesi.

Allego il sito Internet dei Piccoli Furfanti e la loro pagina Facebook



Entrambe le pagine sono ben fatte e ricche di informazioni.
Complimenti anche a Matelda e Claudia per il loro lavoro!

Come al solito se volete scrivere per dare il vostro contributo vi propongo la mia mail
valeps@hotmail.it

giovedì 22 marzo 2012

Basta bambini cattivi!


Un bimbo ride, balla, gioca, mangia, salta, corre, si arrampica, parla.

Un bimbo piange, graffia, scappa, morde, graffia, picchia, urla.

Se il bambino svolge la prima lista di azioni è un bambino buono, se svolge la seconda è un bambino cattivo.

La mia conclusione è che non esistono bambini buoni e cattivi, ma esistono bambini che svolgono tutte queste azioni messe insieme.

Non sopporto le etichette e nemmeno le logiche manichee secondo le quali una persona è così o è cosà. Non sopporto quando questo viene fatto con i bambini: oltre a dar adito a pregiudizi insensati, si buttano così i semi per i primi comportamenti razzisti.

“Non voglio che mia figlia sieda accanto a quel bambino violento!” ho sentito dire più volte dai genitori.

“Quel bambino è davvero un problema! Non è per niente educato!” ho sentito dire da alcune colleghe.

Non voglio vivere un bambino come un problema. Magari è vero che ne sta vivendo lui di complicazioni, di avvenimenti che non riesce a spiegarsi, di situazioni che lo fanno soffrire. Quando si soffre, non abbiamo bisogno di giudizi ma di accettazione. Accogliamo con amore questi bambini, cerchiamo di contenere la loro rabbia con un abbraccio, insegniamo loro che a volte un bel girotondo fa tornare il sorriso, cerchiamo di canalizzare la loro energia e correggiamo il comportamento scorretto.

Correggiamo, ma non condanniamo.

Uno schiaffo fa male, ma dire “cattivo!” a un bambino ne fa ancora di più: entra nell’anima di chi riceve l’epiteto, entra nelle orecchie di lo ascolta, entra negli occhi di chi sta guardando. 
Per sempre.


mercoledì 21 marzo 2012

Giornata mondiale della Sindrome di Down


Oggi ho visto girare in rete qualche filmato e qualche articolo riguardo alla giornata mondiale della Sindrome di Down, una delle patologie più conosciute e diffuse causata da un’anomalia genetica. Ormai ogni giorno è una “giornata mondiale” di qualcosa: non so se è una trovata pubblicitaria di Google per rinnovare il proprio logo e non so realmente che portata abbiano questi giorni speciali.

Oggi però ho sentito davvero di dover fare una riflessione più approfondita sull’argomento.

Ho avuto la fortuna di lavorare con una ragazza con Sindrome di Down, un cosiddetto inserimento lavorativo. Aveva la vanità di un’adolescente, nonostante non fosse proprio giovanissima, e la dolcezza di una bambina, ma era una donna a tutti gli effetti: sapeva quelle che erano le sue mansioni, provava simpatie e antipatie, si arrabbiava quando l’autobus la faceva arrivare tardi. Quando poi mi raccontò quanto guadagnava rimasi a bocca aperta: se le avessimo fatto un’offerta sarebbe stato più sostanzioso.

Mi chiedo se sia davvero possibile inserire ragazzi con Sindrome di Down all’interno del mondo lavorativo e sociale. Me lo chiedo e mi rispondo che il difficile non è necessariamente impossibile.

Concludo con il link di un estratto di film sull’argomento…
Mi è rimasta nel cuore la storia di George. Era buono.

e il link del sito del Coordown

lunedì 19 marzo 2012

E’primavera, svegliatevi bambini!

La primavera ormai è alle porte. Il primo sole fa venire voglia di abbandonare sciarpe, cappelli, cappotti pesanti per godersi le gioie dei primi caldi.

Nei nidi si esce più spesso e volentieri: è quasi un dispiacere distogliere i bambini dai loro giochi di manipolazione con la terra, di osservazione di fiori e foglie e di corse sfrenate nei prati. Si pensano anche attività a tema, specialmente in previsione della Pasqua e del conseguente (eventuale) lavoretto da portare a casa ai genitori.
Il libro che accompagna il cd di Lauzi, illustrato da Altan, editore Gallucci
Ovvio che sfruttare le potenzialità di uno spazio aperto e naturale è una naturale continuazione col tema della rinascita che offre spunti e idee continue: piantare, coltivare, guardare, raccogliere, accarezzare, annusare, fare pic nic. La primavera fa rinascere anche i sensi! E’poi importante per il bambino vivere questo spazio altro, non racchiuso da quattro mura sia per la motricità (e di conseguenza tono muscolare, postura,…) sia per le potenzialità immaginative e conoscitive che il mondo vero ha sui più piccoli.

Per quanto riguarda attività grafico pittoriche i colori della primavera offrono un’ampia gamma di sperimentazioni: si possono fare timbri di fiori, spugnature di coccinelle, impronte di mani che diventano farfalle.

Un anno al nido, associammo la stagione anche a un animale che con la primavera si risveglia, la tartaruga. Ne facemmo arrivare una al nido con cui i bambini poterono giocare, leggemmo libri illustrativi e guardammo anche brevi filmati sull’argomento. Un bel filo conduttore fu sicuramente la canzoncina di Bruno Lauzi, che insegna ad assaporarsi la lentezza.

giovedì 15 marzo 2012

La meraviglia al nido: Silvia si racconta…

Mi chiamo Silvia ho 30 anni e ho iniziato a lavorare nei nidi 10 anni fa, subito dopo essermi diplomata. Lavorare con i bambini era da sempre il mio più grande sogno e oggi mi sento molto contenta per esserci riuscita. Ancora però il mio sogno non è del tutto concluso perché mi piacerebbe aprire un nido tutto mio e sono convinta che ci riuscirò http://static.ak.fbcdn.net/images/blank.gif(Almeno lo spero!)


Stare con i bambini è un’emozione indescrivibile! Loro riescono a tirare fuori il meglio di me, con loro mi meraviglio ogni istante delle più piccole cose, mi diverto a giocare insieme. E'bello quando ti sorridono e ti fanno sentire importante, quando iniziano a chiamarti per nome, quando si buttano nelle tue braccia… in quei momenti mi sento veramente soddisfatta e mi ripeto sempre “ecco perché hai scelto questo lavoro!”.



Foto di S. Carnassale
Quest’anno poi è ancora più facile perché sono la responsabile della sezione Piccoli e qui le coccole, la dolcezza e lo stupore sono all’ordine del giorno!!!



Certo non sempre è facile sapere controllare le proprie emozioni nei momenti più difficili, come ad esempio gestire il distacco del bambino dai genitori durante gli inserimenti, gestire le ansie dei genitori senza farsi travolgere, lavorare in équipe (sia con i colleghi che con i genitori stessi). 

Per me questo non è un lavoro come gli altri ma una vera e propria missione, una palestra emotiva che ti mette a dura prova giorno dopo giorno ma come tutte le cose importanti ti lascia qualcosa di speciale.


Voglio concludere con una riflessione che forse molti conosceranno ma per me è fondamentale perchè è la sintesi di quelli che sono i miei obiettivi ogni giorno:



Dite: E’ faticoso frequentare i bambini. 
Avete ragione. 
Poi aggiungete: 
perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, 
inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli. 
Ora avete torto. 
Non è questo che più stanca. 
E’ piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi 
fino all’altezza dei loro sentimenti. 
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi. 
Per non ferirli.



Janusz Korczack



 (Scritto da Silvia Carnassale)

Silvia lavora a Roma e nel leggere il suo contributo ho subito pensato alla dolcezza che veniva fuori dalle sue parole. Ho poi riflettuto sul fatto che parlava di stupore e che dopo 10 anni al nido ci si meraviglia ancora, solo se si prenda con impegno e responsabilità il lavoro educativo.

Come al solito rimango con il mio contatto a vostra disposizione per raccogliere pensieri , esperienze, storie: valeps@hotmail.it

mercoledì 7 marzo 2012

Le riflessioni di Cristina, una vita al nido

Mi chiamo Cristina Costa, ho 52 anni e lavoro in un asilo nido comunale da 30 anniIn tutti questi anni, grazie agli aggiornamenti, all’esperienza, all’apporto dei bambini, credo di essere molto cambiata nel mio approccio ai piccoli e al mio ruolo educativo.

Prima credevo di dover insegnare loro delle cose, ora so che devo solo favorire l’emergere delle loro potenzialità
Prima pensavo che certe sfumature i bambini non fossero in grado di coglierle, ora so con assoluta certezza che colgono e comprendono molto ma molto di più di quanto noi adulti a volte ipotizziamo.

Foto di C.Costa
Prima mi illudevo di organizzare la loro giornata, ora mi limito a viverla assieme a loro.
Prima suggerivo soluzioni, vie per giungere a risultati, ora ho imparato a rispettare i loro tempi e le loro conquiste.
Prima valorizzavo i disegni “belli” , adesso apprezzo l’espressività e l’autenticità delle opere dei piccoli artisti.

Prima proponevo percorsi e prove di abilità e coordinamento, ora conduco sedute di psicomotricità.
Prima programmavo ora osservo.


Prima pensavo di doverli tenere sempre occupati, ora so l’importanza anche dei tempi vuoti, del relax e delle coccole.
Prima a volte temevo i bambini, le loro reazioni, i loro rifiuti, le difficoltà nelle routines… adesso tutto questo è superato.

Sono cresciuta con loro e grazie a loro, ho imparato a conoscerli veramente e sono fortunata a fare questo lavoro che mi ha cambiato anche nel mio interagire con gli adulti. Difficoltà, soprattutto a livello amministrativo, ce ne sono ancora molte, ma ora non ho paura di affrontarle… chi lavora coi bambini impara anche il coraggio, il sorriso e l’importanza di esprimere sempre le proprie emozioni.

(scritto da Cristina Costa)

Cristina lavora all’Asilo Nido comunale Cipì di Piadena, in provincia di Cremona, paese natale di Mario Lodi.
Nel leggere le sue riflessioni non ho potuto fare a meno di sorridere perché… tante volte mi sono interrogata anche io sulle stesse questioni: come faccio se perdo il controllo della situazione? Cosa fare per risolvere una determinata situazione? Come intrattenerli nei “momenti morti”? Beh, alla fine, come dice Cristina, rispettando i tempi dei bambini, la giornata al nido si crea da sé, si organizzano le attività e si vivono a pieno i momenti vuoti.

Se volete raccontare le vostre storie e riflessioni, scrivetemi valeps@hotmail.it

lunedì 5 marzo 2012

Giochiamo con il cibo

A tavola si sta composti, non si tocca il cibo, non bisogna farlo uscire dal piatto né toccarlo con le mani e non ci si deve assolutamente sporcare. La mamma a casa vuole che il suo bimbo stia seduto, ma anche al nido ci sono un bel po’di regole da imparare. Poi un giorno ecco che tutto cambia…

Davanti al piatto di spinaci non serve più il bavaglio, non si devono mangiare le verdure e si devono prendere con le mani. Sono un po’mollicci ma il colore che lasciano sul foglio assomiglia a quello dell’erba del giardino. Hanno un odore strano e mi bagnano le mani, ma forse questa roba verdastra non è poi tanto male.

Rose nell'insalata- Bruno Munari, Corraini Editore
Ogni anno, nelle programmazioni entrano a far parte attività basate sui prodotti alimentari, sia per motivazioni legate alla non tossicità degli alimenti, sia per il loro reale valore ludico. I cibi riescono a stimolare tutti i sensi con le loro proprietà organolettiche: hanno un colore, una consistenza tattile, hanno un odore, un sapore. I bambini spesso li conoscono bene ma proporli come attività di manipolazione, di travaso, di pittura potenzia il pensiero altro, che annulla la funzionalità principale dell’oggetto per attribuirne un’altra in maniera fantasiosa. Si usa dunque il pensiero divergente, quello che porta a reinventare l'utilizzo di un oggetto comune, stimolando la creatività e facendo divertire.

All'asilo abbiamo usato spinaci, carote tritate, arance, passato di pomodoro, rape rosso, thè, cioccolata liquida per dipingere con la loro naturale colorazione. Abbiamo dipinto con patate, insalata, carote, radicchio, mele, facendoli diventare stampi da immergere nella tempera, proprio alla maniera di Bruno Munari, come nell'immagine. Abbiamo usato le spezie per fare attività olfattive. Ho usato farine bianche, gialle, di castagne, legumi secchi, pasta per travasi e manipolazione.

Quando ho proposto queste attività ai bambini sentivo anche io, nel mio intimo, di trasgredire, di fare un qualcosa di proibito. Ci sono tanti tabù legati all'alimentazione, tante regole prefissate e rigide che entrano nel profondo, specialmente nella fascia di età 0-3. A mio parere, attività di questo tipo rappresentano spazi protetti in cui il bambino può veramente esprimersi in maniera libera e totalizzante: pochi altri mezzi offrono le potenzialità sensoriali dei cibi. 


E poi se ci scappa un assaggino… che male c’è?!

giovedì 1 marzo 2012

L'approccio eco-slow di Martina

Eccomi qui, sono Martina una ragazza di 23 anni che vive e lavora a Bergamo. Frequento l’ultimo anno di Scienze della Formazione primaria alla Bicocca di Milano, e lavoro in un asilo nido privato. Ho iniziato a lavorare in questo asilo ad aprile di 3 anni fa, come educatrice jolly, una sorta di tappabuchi in caso di malattie o impegni delle educatrici. A settembre di quell'anno sono stata assunta, in seguito al licenziamento da parte di una delle educatrici che ha preferito trasferirsi a lavorare in una sezione primavera.

Foto di Martina
Quest’anno sono presenti al nido 13 bambini, più una in entrata a fine febbraio, questi bimbi sono così suddivisi: 4 semidivezzi e 9 divezzi, 6 maschi e 7 femmine. Nel nostro nido collaboriamo in quattro educatrici, una consulente pedagogica ed una psicologica.

Credo molto nella “pedagogia della lumaca” un approccio alla vita lenta, attenta a seguire i naturali ritmi del bambino ed al recupero di un rapporto stretto e autentico con la natura e l’ambiente esterno. Mi ritengo una persona molto attenta all’ecologia e al rispetto totale per il mondo che ci circonda, questo aspetto cerco e spero di trasmetterlo nella vita di tutti i giorni ai miei bimbi.

Foto di Martina
L’ambiente interno al nostro nido è un ambiente caldo e accogliente, che richiama il clima della casa, con mobilio unicamente in legno e giochi di legno e di materiale di recupero, nulla di plastica (sempre per l’attenzione all’ecologia =) )

Che altro dire, non smetto mai di ripetere che il lavoro che svolgo e sicuramente uno dei più belli e puri, mi permette di entrare ogni giorno in un mondo magico fatto di sorrisi e anche qualche lacrimuccia, di tante coccole e bimbi che imparano a camminare, di fatica ma di tanta soddisfazione e gioia, di pannolini da cambiare e manine piene di tempera….
Sono fortunata….

di Martina Salmaso

L’approccio slow di Martina rappresenta un’oasi di benessere per i bimbi, figli della vita frenetica delle città. Prendere il tempo per fare le cose, assaporarle, non avere fretta sono insegnamenti importanti, soprattutto nella fascia di età 0-3. Si riscoprono inoltre le radici di ciò che ci circonda, buone abitudini ormai dimenticate e la vita diventa più semplice e leggera.

Ringraziando Martina per la condivisione della sua storia, lascio la mia e-mail  affinchè possiate contattarmi per raccontare le vostre esperienze

valeps@hotmail.it