Nella teoria non dovrebbe, ma nella realtà è un fenomeno sempre più frequente.
"Questo bambino è ingestibile. Fa capricci e scenate che non smettono, se non dandogli quello che vuole" Ecco la giustificazione più gettonata sui comportamenti del proprio figlio, che, preso campo all'interno delle mura domestiche, tende a riproporre gli stessi schemi di azione al nido, con educatrici e coetanei.
L'autorità non è un concetto da demonizzare: un bimbo piccolo ha bisogno di limiti, di regole, di adulti che lo aiutino a capire dove sbagliano. E'proprio in quello spazio che si muovono liberi e sicuri, imparando a distinguere quali sono le reazioni da modificare e quali da evitare, imparando quali sono le emozioni positive e quelle negative, imparando a reagire ad esse in maniera adeguata.
Contenere le emozioni è faticoso per un adulto, soprattutto quando sono forti, estreme, esasperate. La rabbia nei confronti di una brontolata di cui non si capisce il motivo, la gelosia nei confronti del fratellino più coccolato, la frustrazione provata quando si sente di non essere abbastanza considerati: sono tutti sentimenti provati e difficilmente ben gestiti da un bambino al di sotto dei 3 anni.
Cosa può funzionare? Non esiste una ricetta universale: le soluzioni variano da situazione a situazione e da bambino a bambino. Sicuramente l'adulto deve assumere una posizione chiara e decisa, non deve tornare sui suoi passi e deve essere sicuro di quello che fa. Mai ridere o minimizzare: il bimbo capisce benissimo, vi sta sfidando e se vede che voi considerate divertente il suo comportamento, lo ripeterà. Qualche volta le parole non bastano e contenere anche fisicamente il proprio piccolo con un abbraccio è un buon modo per farlo rilassare.
Diventare un punto di riferimento significa assumere responsabilità.
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