lunedì 14 ottobre 2013

Estivill...ma è davvero un metodo?

Ho letto il libro di Eduard Estivill dopo poco che uscì in Italia e gli scaffali delle librerie erano pieni di Fate la nanna (edizione Mandragora). Il mio proposito era quello di documentarmi sul momento della nanna al nido e comprai il libro per avere una comprensione più ampia dell'argomento. Sapevo che era rivolto ai genitori, ma pensai che sarebbe stato utile anche leggere qualcosa di meno accademico delle letture consigliate dal professore universitario.


In sostanza lo specialista di disturbi del sonno di Barcellona consigliava "buone pratiche" per riuscire a far addormentare il proprio figlio da solo. Dopo il consolidamento di una routine presonno (bagnetto, lettura di una storia...), il genitore doveva mettere il bimbo nel lettino, lasciando subito la stanza. Se il piccolo protestava, il babbo o la mamma dovevano rientrare dopo un certo periodo di tempo, sempre in maniera graduale e crescente (prima dopo 5 minuti, poi dopo 10, poi dopo 15...), e consolare con il contatto e con le parole, senza prenderlo in collo.

Ricordo che, una volta terminato Fate la nanna, le mie perplessità erano tante. Non avevo metri di paragone: la mia esperienza con i bambini si esauriva al baby sitting e al tirocinio formativo. Condividevo l'idea del rituale, ma le teorie di Estivill però mi sembravano troppo estreme... non riuscivo a capire come si riuscisse a lasciar piangere un bambino, il proprio bambino per un periodo di tempo sempre maggiore. Pensavo al carico emotivo che un bimbo così piccolo fosse costretto a sorreggere: si parla anche di bambini con pochi mesi di vita e mi pareva impossibile che una volta lasciato solo, riuscisse a rassegnarsi al pianto e ad addormentarsi tranquillamente.

Accantonai il libro e me ne dimenticai fino a che qualche anno dopo, una mamma al nido mi chiese consiglio su quella lettura. Le era stato presentato come un metodo illuminante: testato e assicurato. A quel punto mi documentai un po'in rete e le opinioni che sostengono il medico spagnolo sono centinaia: testimonianze di famiglie comuni che hanno sperimentato con successo le indicazioni del libro.

A distanza di anni, la mia esperienza con gli "addormentamenti" è aumentata e continuo a pensare che pedagogicamente (oltre che personalmente), lasciare un bambino da solo, al buio, mentre piange per periodi di tempo anche molto prolungati non ha alcun fondamento scientifico. Capisco che a volte si creano dinamiche legate al sonno molto contorte e faticose da sostenere. Trovare una routine, creare intimità, introdurre oggetti transizionali, cantare ninna nanne, dondolare e cullare (anche in collo, nei primi mesi di vita) tranquillizzano il bambino. E si impara ad addormentarsi quando si è sereni e a proprio agio, non perchè si è sfiniti dal pianto.

Su Youtube ho trovato questo video, che mostra il "metodo" messo in atto da una famiglia... io non son riuscita a guardarlo fino infondo senza commuovermi... come potrei sostenere Estivill?

http://www.youtube.com/watch?v=i6_t100Nj2Y


2 commenti:

  1. Non ho letto il libro, ma alcune persone che lo hanno usato si sono trovate decisamente bene! Credo che il rituale vada bene...lasciar piangere un bambino oltre i 5 minuti non abbia senso! Credo che ogni coppia genitoriale letto il libro dovrà trovare da sè il giusto momento per far addormentare da solo il bambino. Da pedagogista dico che i libri sono una linea guida e basta! Tutto il resto lo fa il bambino aiutato da mamma e papà.

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    1. Condivido il tuo parere, Federica: ogni bambino è un mondo a sè! :)

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