giovedì 18 dicembre 2014

Benvenuta Alessandra, una psicologa per Educhiamo!

Ci siamo....e adesso da dove partire?! Mi ritrovo qui a scrivere della mia vita per presentarmi a voi fedeli blogger di Educhiamo!...forse meglio se comincio dai miei dati anagrafici giusto per rompere un po' il ghiaccio...

Nome: Alessandra
Eta': 30 tondi tondi
Professione: Psicologa Clinica /Operatrice sociale
Luogo di Nascita: Prato
Ora che ci siamo stretti la mano, inizio dicendovi che per me è un vero piacere poter collaborare con voi ed insieme a voi e ringrazio Valentina Ferri per questa opportunità, tanto inaspettata ma anche tanto gradita!

Sono una Psicologa e lavoro preferibilmente con coppie e famiglie; attualmente sto facendo la scuola di specializzazione in Psicoterapia Relazionale e Familiare e cosa mi porta ad Educhiamo!? Bè, perchè il nesso tra modelli educativi e benessere psico-fisico dell'adulto sono molto più legati e influenzabili l'un l'altro di quanto si possa immaginare! 

Oltre a ciò ho anche lavorato come educatrice d'infanzia in alcuni asili nido per un po' di anni, preferibilmente come educatrice jolly, tipo per sostituzioni, ferie, malattie e anche se in modo saltuario, ho potuto imparare alla fine una professione delicata e importante  come quella di educatore! Proprio il fatto di aver lavorato per diverse cooperative sociali e di aver fatto esperienza in asili diversi mi ha permesso di vedere realtà differenti tra loro, sia come approccio sia come gestione della modalità educativa e anche come ci si relaziona con i genitori/ parenti/ nonni dei bambini.


Quante persone, mondi, idee ci sono dietro a un bambino!!!! tante!!!Quando ti relazioni con un bambino, così come io faccio abitualmente con i miei pazienti ci si deve ricordare che c'è un mondo attorno a loro, fatto di abitudini, gesti, ritualità, presenza costante, fedeltà, parole date, compromessi, emozioni nuove, etc...

Sono tantissimi gli aspetti psicologici presenti nella realtà del nido; ad esempio quelli che riguardano la vita quotidiana di un bambino all'asilo nido, come il momento dell'inserimento, del pasto, del gioco, del rientro a casa; quelli che emergono quando il bambino sta con i suoi pari; quando intraprende delle attività che lo stimolano, ed infine anche quelli che prova a casa  con i genitori, mentre racconta cosa ha fatto all'asilo nido.

Mi piacerebbe se Psicologia e Pedagogia riuscissero ad andare di pari passo, sarebbe un arricchimento formativo per tutti: dal bambino all'educatrice in primis. Credo sia utile e giusto per la crescita dei nostri bimbi, che un giorno diventeranno gli adulti di domani,  poter dar loro stabilità emotiva e affettiva, snodo fondamentale di una crescita sana, forte e autonoma.

Cosa aggiungere? Al momento penso di aver detto tutto.
Cominciamo questa nuova avventura......

Foto e testo di Alessandra Bondi

lunedì 24 novembre 2014

"Perchè vai a casa e non rimani qui?" Riflessione di un'educatrice sul suo lavoro e sul punto di vista dei bambini

Vi è mai capitato di uscire dalla sezione prima del termine della giornata del nido e dover rispondere alla fatidica, quanto difficile, domanda "perché vai a casa e non rimani qui?". A me, ogni volta, lascia basita.  Ogni volta. E ogni volta mi trovo in difficoltà a rispondere. O, almeno, a trovare una risposta che soddisfi la curiosità, tra l'altro legittima, dei bambini. E che non urti la loro sensibilità.

La questione è semplice: perché andiamo a casa prima dei bambini? Perché andiamo SEMPLICEMENTE a casa (e non al lavoro)? Nel tempo i bambini hanno appreso che l'adulto si separa da loro perché deve andare a lavorare. Perché lavorare è necessario. 

Ma noi? Noi educatrici, perché andiamo semplicemente a casa? Perché non rimaniamo con loro per tutto il tempo del nido? Una bambina una volta mi ha detto: "va bene, vai a dormire a casa e poi torni!".

Credo che sia difficile, per dei bambini così piccoli, pensare che veniamo pagati per stare con loro, per giocare e partecipare alla loro educazione.  Sarebbe interessante chiedere ai bambini che lavoro facciamo. Ne uscirebbero delle risposte stupefacenti.


Sinceramente, se mi concentro e cerco di guardare all'asilo con gli occhi di un bambino, anche io mi sentirei in difficoltà a capire che gli adulti che sono lì con me sono pagati per farlo. Questo, forse, è un retaggio della cultura del lavoro visto come impiego obbligatorio e scarsamente piacevole. Il genitore che dice al bambino "Vorrei rimanere qui con te ma devo andare al lavoro" forse manda un messaggio carico di tensione negativa. 
Immagine tratta da Come funziona una maestra, Mattiangeli S., Il Castoro
Fonte://www.chiaracarrer.com/
L'educatrice che spiega che il babbo o la mamma sono andati al lavoro perché è così che funziona, forse sbaglia perché snatura la vera essenza del lavoro, quella di nobilitare l'uomo!

Penso che forse sia necessario un capovolgimento del nostro punto di vista, del modo di vedere il lavoro di noi adulti. Dovremmo prestare attenzione a trasmettere entusiasmo per il nostro lavoro, per come impieghiamo il nostro tempo e per il contributo che diamo alla comunità. 

E forse, così facendo, anche noi potremmo spiegare con più cognizione, che il nostro lavoro è bellissimo, divertente e gratificante perché siamo pagate per occuparci di loro. E crescere con loro!


di Vittoria Bravi

venerdì 21 novembre 2014

Bambini e animali

Quando si parla di bambini e animali, la questione è sempre quella: possono portare delle malattie? Infondo un  cane che annusa per le strade o un gatto che torna a casa solo la sera sono a contatto con quello che si considera sporco ed infetto.

Mi immagino sempre una vecchia pubblicità del Napisan: pavimenti bianchi candidi e questo bambinetto che gattona in piena libertà perchè tutto è stato sanificato a dovere. Non fraintendetemi, l'igiene è fondamentale, soprattutto dove si sta in comunità, come nei nidi, a meno che non diventi patologica.

Negli anni passati, in accordo con le mie colleghe, abbiamo portato dei piccoli animaletti all'interno del nido. Questo perchè pensavamo fosse importante non accontentarsi solo delle immagini dei libri, sui quali si basava la nostra programmazione.

Amiche maestre si lamentano perchè i bimbi arrivano alle elementari, senza aver mai visto davvero una gallina. In effetti le opportunità non sono tante, a meno che non si abiti in campagna o si facciano gite allo zoo o alle fattorie didattiche. (Tra l'altro negli zoo di oggi, oltre agli animali esotici, ci sono sempre più animali comuni e non è un trend casuale).

Foto dwww.promiseland.it
Gli animali non sono dei giocattolini, hanno delle reazioni, devono essere trattati con cura e anche un bambino al di sotto dei 3 anni, capisce come deve rapportarsi con loro. Al contrario, gli animali domestici spesso prendono in carico il nuovo arrivato, mettendo in atto comportamenti protettivi nei confronti del cucciolo d'uomo.

Gli animali non chiedono niente e come i bambini, comunicano attraverso il corpo. Ho notato che quando un piccolo coniglietto è entrato nella stanza del nido anche i bambini più timidi, che faticavano a parlare, si sono pian piano avvicinati e hanno dimostrato un entusiasmo nuovo, che non avevo mai visto in loro di fronte ad altre attività.

Con gli animali si utilizza una metacomunicazione che va oltre la parola e si socializza con loro attraverso il contatto fisico. E'stato davvero incredibile osservare le varie modalità di avvicinamento a una grossa tartarugona da terra: la maggior parte dei bimbi non ne aveva mai vista una. 

Si gioca con gli animali attraverso un gioco di sguardi, una carezza, un nascondino, un lancio e ripresa. Nessuno dei bimbi è mai stato impaurito o se si è messo a piangere. Alcuni sembravano solo intimoriti da un contatto, come se avessero paura di far loro del male.

Una mattina invece è venuta a trovarci una lumachina, dopo una giornata di pioggia. Le abbiamo fatto una casina in una scatola di cartone, abbiamo chiesto alla cuoca una foglia di insalata e per una mezz'ora buona i bimbi si sono raccolti attorno, in religioso silenzio, ad osservarne gli spostamenti.

giovedì 13 novembre 2014

La scienza in libreria: ce la racconta Marta

Avevamo già conosciuto Marta Vitale Brovarone, che ci aveva raccontato la sua passione per i giardini e i laboratori a tema che organizzava: insieme ai bambini, esplorava boschi e progettava spazi verdi. Adesso invece si è buttata in una nuova avventura: porterà la scienza in libreria.

In che modo? Attraverso un altro laboratorio, ovviamente, dal nome Facciamo che eravamo scienziati...?!!
Foto di M. Vitale Brovarone
Già dal titolo si capisce l'importanza del far finta di: i bimbi infatti indosseranno i panni di inventori, naturalisti, archeologi. Ad ogni appuntamento, un tema diverso.
Ma a chi è rivolto il laboratorio e quando si tiene?

L'età prevista è dai 4 ai 10 anni e l'evento si tiene un giovedì sì ed uno no alla Libreria La Tana di Chiaralice di Almese (Torino), fino all'11 dicembre.

Cosa ci dice Marta del percorso che ha progettato?

“Sono felice di partire con “Facciamo che...” qui in Val di Susa. Avevo voglia di dedicare attenzione alla scienza in tutte le sue forme: così è nato Facciamo che: inviterò i bambini a calarsi con me nei panni dell'inventore, dell'archeologo, dell'esploratore attraverso un percorso ludico basato – come tutti i miei laboratori- sulla pedagogia attiva. La libreria La Tana è un luogo magico, in cui i bambini ancora possono sperimentare con le proprie mani e utilizzare la propria fantasia. Un luogo perfetto per i miei laboratori, tutti dedicati alla scoperta condivisa, all'emozione e al valore educativo della scienza”. 

Per prenotarvi o avere maggiori informazioni, mandate una mail a latanadichiaralice@yahoo.it. 
Dimenticavo!!! Per i vostri bimbi anche una bella merenda.
Foto di M. Vitale Brovarone

giovedì 6 novembre 2014

Manipolare per conoscere

La manipolazione è una delle attività più svolte all'asilo nido, poichè permette in maniera semplice di far divertire il bambino, facendo nuove esperienze. Si utilizzano infatti materiali diversi e disparati, andando oltre le tipiche paste da modellare, stimolando dunque una sensorialità nuova.

Si possono utilizzare prodotti naturali o paste vere e proprie realizzate con facili ricette. La creta è poco utilizzata, ma in realtà si conserva bene ed è economica, ha poi il pregio di cambiare consistenza a seconda di quanta acqua viene aggiunta. Analogamente, anche la sabbia e la terra si prestano bene ad essere manipolate, sia come polveri sia come impasti più densi.

Altrimenti, si possono proporre farine bianche, farine gialle, caffè o cacao. Si passa poi alla pastone di acqua e farina, con eventuale aggiunta di sale e in un secondo momento di elementi secondari, come farine o legumi secchi.

Già dai 5 mesi i bambini amano afferrare con le mani e questa attività si indirizza a un target di età molto vasta. L'importante è organizzare un piccolo gruppo e lasciare liberi i bimbi di sperimentare in libertà.
www.asiloilcoccodrillo.it
Toccano, pizzicano, strappano, uniscono, picchiettano...si fa con le mani quello che la creatività e l'emozione suggerisce. Per questo è bene, proporre oggetti che i bimbi già conoscono per stimolare la fantasia a agire come se fossero altro.

Si possono utilizzare anche utensili per agire sulla pasta, come formine e mattarelli, ma per la mia esperienza, è sempre bene farlo in un secondo momento: non c'è utensile migliore delle mani.

La manipolazione non richiede una capacità di attenzione elevatissima e per questo si presta bene ad essere proposta anche nei periodi di ambientamento: fare la pizza incuriosisce anche i più scettici. 

martedì 28 ottobre 2014

Bimbi in musica: l’esperienza di “Music Together”

“I bambini sono tutti musicali”

Per diletto ho frequentato un corso basato su un programma americano, Music together, che avvicina i bambini alla musica e alla musicalità. Tale programma è rivolto a bambini della prima infanzia e di età prescolare ed ai loro genitori per fare musica tutti insieme, anche a casa, come processo di crescita musicale per la realizzazione del potenziale musicale innato in ognuno di noi.

Questo approccio, spesso chiamato “developmentally appropriate practice”, permette ad ogni bambino di essere responsabile del suo proprio apprendimento, ed aiuta gli adulti a guardare alla crescita del bambino attraverso stadi di sviluppo, non a seconda dell’età.

I bambini imparano attraverso il gioco e, pertanto, vengono assolti i quattro principi base della filosofia del Music Together:
  • tutti i bambini sono musicali;
  • tutti i bambini possono raggiungere competenze musicali di base (competenza tonale e ritmica);
  • la partecipazione attiva del genitore, o di chi si cura del bambino, è essenziale per la crescita della sua musicalità;
  • questa crescita è favorita da un ambiente giocoso, stimolante e non orientato a performance musicali.

Le lezioni di questo programma raccolgono i bimbi, accompagnati da almeno uno dei due genitori o di chi si cura di lui, in una stessa aula; essi, sotto la direzione di insegnanti formati con quello specifico programma, si avvicineranno a melodie e ritmi provenienti da culture musicali diverse e incontreranno filastrocche e canti in lingue diverse, l’inglese come lingua principale.


L’esercizio prevede attività con balli, movimenti e l’uso di vari strumenti musicali anche provenienti dal quotidiano! Non una lezione di musica, quindi, ma, piuttosto un modo per fare musica con i propri figli, tant’è che anche ai genitori viene chiesto di emulare i movimenti partecipando attivamente alle lezioni; il programma sostiene l’importanza di fare musica con la propria famiglia come elemento di arricchimento della vita dei bimbi e degli adulti, favorisce la crescita musicale nel bambino e, perchè no, permette di divertirsi!!!

Le musiche utilizzate, contenute in collezioni di cd, sono variabili da lezione a lezione; restano fisse la canzone iniziale (Hello Song con la quale si salutano i presenti nominando ogni singolo bimbo, le mamme e l’insegnante) e quella finale (Goodbye, So Long, Farewell per salutare i bambini al termine della lezione).

Ma non solo coi bimbi!! È stato testimoniato come tale programma è utile per ispirare gioia in sessioni di terapia musicale. Persone che hanno l’Alzheimer o che hanno perso la capacità di parlare apprezzano il MT e spesso riescono a canticchiare le parole delle canzoni; molto utile è anche per i bambini con disabilità in quanto funge da stimolo.

A partire da questa esperienza pratica è possibile teoricamente affermare come la musica sia un canale importante che debba essere sollecitato già durante la gravidanza con l’ascolto di musiche e canti che evochino memorie affettive. Dai primi giorni di vita del neonato, poi,  ascoltare musica favorirebbe lo sviluppo di alcune facoltà musicali.

Pertanto la musica aiuta il bambino a sviluppare le proprie capacità di ascolto e di osservazione dell’ambiente sonoro, aiuta ad ascoltare sé stessi e gli altri, favorisce l’espressione di idee ed emozioni, permette di sviluppare immaginazione e creatività, sollecita le capacità comunicative accrescendo le capacità di attenzione e di concentrazione ed infine esercita la memoria.
di Federica Arici

lunedì 27 ottobre 2014

Educatore è anche animatore?

La domanda è un po'una provocazione per riflettere su un aspetto della nostra professionalità, che secondo me, è necessario nella vita quotidiana al nido. Sebbene nei testi universitari, le figure di animatore e educatore venissero tenute ben distinte, lavorando da tempo, mi sono accorta che non è poi così vero.

L'animatore ha assunto col tempo una connotazione un po'negativa e fa venire in mente quei ragazzi abbronzati dei villaggi Valtour, che saltellano cantando per 20 ore al giorno. Senza niente togliere a un qualsiasi mestiere, viene naturale pensare che non abbia niente a che fare con un contesto delicato come quello del nido.

Eppure l'animatore ha avuto origini ben diverse ed è nato nel settore dell'extra scuola, senza finalità di puro divertimento: è lì che risiede la voglia di educare anche in contesti diversi dalle istituzioni scolastiche, magari con metodologie meno istituzionali.

Però devo dire che in alcuni momenti io mi sento un po' animatrice ed è un lato della professionalità che devo migliorare, perchè viene fuori la mia proverbiale timidezza. Nei momenti di attesa, si devono intrattenere i bambini e ci sono quei momenti in cui si canta, si usano le scatole narranti, si fa il gioco delle scatoline. In questi casi, le competenze di animazione sono utili per sostenere il nostro agire educativo.

Riuscire a catalizzare l'attenzione con la voce e con il corpo, tenere vivo l'interesse di un gruppo di bambini, presentare al meglio quello che si sta proponendo sono operazioni efficaci quanto la strutturazione di un'attività più complessa. Certo è che è necessario trovare il giusto equilibrio: strafare è sempre deleterio. L'esagerazione lasciamola ai dipendenti Valtour! ;)

mercoledì 22 ottobre 2014

Benvenuta a Federica e al suo approccio creativo!

Mi presento.. Sono Federica, ho 26 e vivo e lavoro in un paese della provincia sud di Milano. Nel 2011 mi sono laureata in Scienze del Servizio Sociale con il profilo professionale di Assistente Sociale, la vecchia “ruba-bambini”, e il mese scorso mi sono laureata in Scienze Pedagogiche.

In seguito ad un tirocinio effettuato nel secondo anno di università, ho iniziato a collaborare con una comunità di risocializzazione per mamme sole con figli piccoli, prima come educatore tappabuchi, poi come educatore scolastico di sostegno per la scuola primaria, ancora come educatore di uno spazio nido interno alla comunità e infine come educatore nel post- scuola.

un quadro di Britto, pittore brasiliano: rappresenta un po' il concetto di dolcezza indispensabile per relazionarsi con dei bimbi
Finalmente nel 2012 ho iniziato a lavorare per un micronido a conduzione familiare che ospitava circa 12 bambini. Anche qui non sono riuscita a “far fortuna” in quanto la frequenza universitaria obbligatoria non mi ha permesso di proseguire il lavoro.

In estate faccio attività di animazione ed educazione per i centri estivi presso scuole dell’infanzia, ed ora parallelamente alla ricerca del famoso posto fisso che di questi tempi sembra un’utopia, mi arrangio come educatrice per post- scuola nutrendo il sogno di aprire un asilo tutto mio!!


Sono molto favorevole allo sviluppo e alla sollecitazione della creatività del bambino; in un tempo che eleva l’uso della tecnologia a partire dall’infanzia, un po’ di sane attività in cui ci si possa sporcare e far emergere il proprio io può essere solo positivo!!

Ritengo poi, da buona pedagogista, che si debba rispettare l’unicità di ognuno cercando di estrapolare il talento di cui ognuno è dotato rispettandone i tempi e adeguando le modalità alla singola persona.

Come altre infine, sostengo che il lavoro con i bambini sia il lavoro più bello del mondo poichè credo che ogni bambino sia in grado di ricompensarti per tutta la fatica in un modo assolutamente spontaneo e semplice ma ricco al tempo stesso; forse al giorno d’oggi si cerca la felicità in cose complesse dimenticando come un abbraccio spontaneo o il sorriso di un bambino possa rallegrare le giornate apportando effetti positivi.

di Federica Arici

Federica non ha bisogno di presentazioni aggiuntive. Aspetto di leggere il suo primo vero post, perchè ha tante idee nuove: darà di sicuro un bel contributo al nostro blog. Benvenuta!

lunedì 6 ottobre 2014

Esami di coscienza: il pit stop delle educatrici

Care colleghe,

vi è mai capitato di essere un po'in crisi riguardo al vostro modo di lavorare, riguardo alla nostra professione, riguardo al confronto con le colleghe? Penso che almeno una rimessa in discussione per carriera sia necessaria, non per cambiare le cose, ma per comprendere altri punti di vista.

A volte infatti accadono fatti che non hanno direttamente a che fare con il vostro operato, ma che magari vi coinvolgono indirettamente. Vi sentite attaccate e non sapete bene come difendervi: gestire le relazioni con gli altri non è poi così facile e non esiste una modalità di comportamento adeguata a tutte le situazione.

Le difficoltà che dobbiamo affrontare sono tante e se ci pensate, non sono mai rivolte ai bambini: è con loro che si riescono a intessere rapporti positivi. I problemi si creano con gli adulti.

Pensate a come vengono presentati oggi gli asili nido in Italia: escono quasi tutti i giorni notizie terrorizzanti, in cui vengono descritti maltrattamenti e perfidie consumate contro bimbi. Queste persone (non chiamiamole educatrici, per favore) esisteranno di sicuro, ma non sono la regola.

Ho lavorato in tanti nidi e ho incontrato anche colleghe con metodi educativi che non potevo proprio appoggiare: l'ho detto, l'ho fatto presente alle colleghe, abbiamo cercato di superare con il lavoro di gruppo. E' l'équipe che dovrebbe garantire un servizio di qualità al nido.

Ma essere tutte sulla stessa lunghezza non è immediato e non è nemmeno scontato. Si scontrano formazioni ed esperienze diverse, temperamenti, che in realtà sono il valore aggiunto di un gruppo multidisciplinare e multidimensionale. Fortunatamente adesso lavoro con colleghe che mi arricchiscono (e spero di fare altrettanto)!

Il team è anche il portatore del progetto educativo, il manifesto di un modo di vedere l'infanzia che deve essere trasmesso alle famiglie e al territorio, che del nido leggono quelle brutte storie di cronaca e in alcune città non sono così sensibilizzati sul funzionamento degli asili d'infanzia.

Creare rapporti di fiducia diventa difficile in certe situazioni, ma ancora una volta è la professionalità che ci salva. A volte pecchiamo di essere onnipotenti, un po'come succede ai dottori. Io posso aiutare quella famiglia in difficoltà, io posso riuscire a far breccia nel cuore di quella mamma tanto chiusa, io posso...


A volte non si può e non perchè si è svolto male il nostro lavoro, a volte non si può perchè le relazione si creano in due e non dipendono solo da noi. Per quanto impegno e per quanta disponibilità ci possiamo mettere a volte rimangono dei rapporti sospesi.


Ecco la mia debolezza: un po'mi tormento e ci rimango male. Faccio un esame di coscienza. Mi dico che avrei potuto essere più sorridente, mi dico che probabilmente ho usato mezzi comunicativi superficiali, mi dico che avrei potuto...

Alla fine mi accorgo che l'avrei potuto arricchisce la mia professionalità di in un futuro farò. Anche le educatrici possono fare errori, come ogni altro lavoratore, come ogni altro essere umano. Ho generalizzato per sentirmi meno sola, in questo delirio causato dalla mia mania di perfezionismo. Magari mi sbaglio...ma intanto scrivendo le mie debolezze, mi sento già meglio! :)

giovedì 25 settembre 2014

L'asilo nel bosco si racconta

Avrete sicuramente letto da qualche parte del meraviglioso asilo nel bosco che ha aperto da poco nei dintorni di Ostia, una realtà nuova nel panorama dell'infanzia nazionale che ha creato molta curiosità. L'idea di avvicinare i bimbi alla natura, di riservare uno spazio incontaminato, di farli vivere in libertà è di sicuro condivisa da tutti, ma oggi è accolta come una rivoluzione.

Perchè? Pensate agli asili dove lavorate o dove mandate i vostri figli: spesso si trovano nei centri cittadini e hanno spazi verdi esigui; altrettanto di frequente non si riesce a usufruire del giardino come si vorrebbe per una serie di motivazione. 

Uscire con la pioggia, ad esempio, è difficile e diverse educatrici (e genitori) non condividono questa pratica, che, a mio parere, invece, avrebbe una valenza educativa unica, anche se riconosco che comporta un carico di lavoro per tutta l'équipe educativa.

Invece nel bosco, non si gioca con bambole e macchinine, ma con le cortecce, le foglie secche e i disegni delle nuvole. La creatività viene stimolata dunque in maniera spontanea e allo stesso tempo si potenzia il piacere di muoversi, arrampicarsi, saltare.

Queste pratiche sono invece ormai consolidate nel Nord Europa, dove l'esperienza degli asili nel bosco è diffusissima. Anche nelle scuole tradizionali, però, il giardino ha un ruolo diverso rispetto a quelle italiane: è davvero un prolungamento degli spazi interni.

L'asilo nel bosco è gestito da L'Emilio (avete letto il libro di Rousseau?), formato da una ventina di educatori con esperienza decennale nel settore educativo. Il modello a cui fanno riferimento per l'organizzazione dei loro servizi è molto variegato ed interessante e fanno parte della Reevo, una rete internazionale di educazione alternativa.

Foto della pagina Facebook de L'asilo nel bosco
Oltre all'asilo di Ostia, gestiscono un'altra scuola dell'infanzia e un asilo nido all'interno del Parco della Madonnetta ad Ancilia. Il nido ha un primato europeo: è infatti la prima struttura del nostro continente, dove i bambini vengono accolti senza pannolino fin dai primi mesi di vita. 

L'idea è nata osservando delle esperienze di vita del Sud America, che ha molto ispirato i componenti dell'Emilio, portatori di una pedagogia ricca di contaminazione e (finalmente!!) non monodisciplinare. Ho contattato l'asilo nel bosco tramite la pagina Facebook e Paolo mi ha chiarito diversi punti sull'attività dell'Emilio. 

Ecco che cosa mi ha raccontato...

Siamo partiti da impianti pedagogici che ci piacevano di piu' con la sperimentazione e l'osservazione proviamo ad adattarli al contesto in cui operiamo. Stiamo molto attenti anche alle correnti moderne, sopratutto alle esperienze di educazione alternativa molto diffuse in Spagna e America Latina. Facciamo parte di Reevo, una rete internazionale in cui ci scambiamo esperienze e ricerche. Presto presenteremo in Italia all'Università Roma Tre un documentario molto bello "Quando sinto que ja sei" disponibile su Youtube.

Come siete venuti in contatto con le esperienze spagnole e latinoamericane? E come mai le considerate modelli da seguire?

Le abbiamo conosciute attraverso i documentari "La Educacion Prohibida" e "Quando sinto que ja sei". Entrambi fanno una mappatura attraverso interviste di educatori e pedagogisti delle esperienze in Spagna e America Latina di "educazione alternativa" , anche se a noi piace chiamarle piu' che alternative di qualità. Parliamo di scuole libertarie, montessoriane, steineriane, democratiche olistiche.

Sono per noi dei riferimenti perché sono riusciti a spezzare le catene che imprigionavano i sistemi educativi dentro logiche adultocentriche e vecchie di secoli. Il benessere dei bambini in queste scuole è lampante e questo per noi è anche la strada che porta a una vita serena e felice quando saranno adulti. Sono poi esperienze che si preoccupano non solo del corpo del bambino ma anche dei suoi sentimenti, delle sue emozioni in una cornice che non si nutre di sola razionalità ma anche di profondo sentire.

Sul vostro sito ho letto che fate riferimento alle sorelle Agazzi, alla Montessori e a Rousseau? Cosa prendete da ognuno di loro?

Di Rousseau ci piace che abbia intuito che la costruzione di un mondo migliore parte da un buon sistema educativo, di Montessori ci piace l'idea della piacevolezza del fare da sè che contraddistingue ogni bambino ed il ruolo non invadente ma attento dell'educatore. Delle sorelle Agazzi ci piace l'atmosfera di familiarità e serenità che reputavano fondamentale in qualsiasi scuola.

Di Emmi Pikler ci hanno entusiasmato le sue tecniche di osservazione e qualcosa abbiamo attinto da Paulo Freire, Rudolph Steiner e tanti altri. Non applichiamo nessuno di questi modelli in maniera radicale perchè non crediamo che ne esistano di validi per tutti i tempi e tutti i luoghi. Cerchiamo di adattare tutto questo sapere al contesto in cui operiamo stando attenti ad alcuni aspetti come lo stato emotivo dei bambini, il loro umore, la loro individualità che nessuno potrà mai prevedere e mettere a sistema.

Funziona bene il progetto del nido senza pannolino? Avete incontrato resistenze da genitori e colleghi?

Il progetto del senza pannolino funziona bene, anche se sono poche le famiglie che hanno tempo o voglia per cimentarsi in questa esperienza.

Le resistenze ci sono sempre ogni qual volta si abbandona il sentiero più battuto per cercare percorsi più stimolanti ed efficaci. Ma devo dire che i genitori nelle nostre scuole sono una risorsa che ci aiuta ad affrontare meglio la quotidianità con i tesori che ci affidano. Abbiamo con la maggioranza di loro un rapporto non formale e collaborativo


Com'è nata l'idea dell'asilo nel bosco? Pensate possa essere una base di partenza per asili naturali in Italia?

L'asilo nel bosco è il naturale risultato di molti anni di appassionato lavoro e dell'incontro tra L'Emilio e l'associazione Manes. Molte affinità alcune differenze ma un obiettivo comune che è quello di migliorare la scuola italiana .

In questi anni abbiamo visto con i nostri occhi e lo abbiamo approfondito con le nostre analisi e ricerche che i bambini che trascorrono la loro quotidianità al di fuori del contesto aula, in un ambiente stimolante a contatto con la natura sono piu' sereni, hanno una socialità piu' ricca, una motricità piu' sviluppata , un linguaggio piu' fluido e una curiosità veramente spiccata. 

A guardarli bene questi sono gli obiettivi che ci chiede il Ministero e allora perchè non farlo. Aggiungo che tutte le esperienze che proponiamo ai bambini vengono vissute con piacevolezza e non imposte e questo lo consideriamo un valore aggiunto.

Siamo stati contattati da centinaia di persone da tutta Italia che volevano riproporre questa esperienza nei propri territori tanto che abbiamo organizzato un incontro il 7,8 e 9 novembre per fornire loro gli strumenti normativi, organizzativi e pedagogici per affrontare questa splendida esperienza. Quindi siamo molto fiduciosi e ottimisti che questo modo di intendere l'educazione si diffonderà e si arricchirà grazie al contributo di altri educatori , psicologi e pedagogisti.

Ringrazio davvero Paolo per aver avuto voglia di condividere con me (e con voi) l'esperienza di L'Emilio e spero che davvero ci sia un futuro per queste scuole verdi in Italia, perchè riscoprire l'attaccamento alla natura migliora la qualità della vita.

mercoledì 17 settembre 2014

Educhiamo con i libri: testi sull'ambientamento e il distacco



Con mia grande gioia, quest’anno presso l’asilo nido in cui lavoro, ho la possibilità di avviare una piccola biblioteca tematica. Ogni mese, in accordo con il sistema bibliotecario della provincia di Bergamo, verranno messi a disposizione dei genitori e dei bambini dell’asilo nido presso cui lavoro, albi illustrati riguardanti diverse tematiche.

Questi libri saranno a disposizione delle famiglie, che potranno portarli a casa per condividere la gioia della lettura con i propri bambini. Per iniziare l’anno scolastico abbiamo proposto libri inerenti alla tematica del distacco, dell’amicizia e dell’asilo nido.

Di seguito riporto i testi proposti e una piccola descrizione.

A più tardi di Jeanne Ashbé


Il tema del distacco, grandi emozioni, grandi parole per bambini che ne hanno a disposizione ancora troppo poche. Questo albo illustrato guida attraverso le immagini nella routine quotidiana dell’asilo nido…il distacco e il saluto dalla mamma e dal papà, i giocattoli, i compagni, la pittura, il momento della pappa, il momento di cura del cambio e della nanna, coccole e litigi e la felicità di ritrovarsi la sera con mamma e papà

Zeb e la scorta di baci di Michel Gay



Zeb parte per il campo estivo. Vuole dimostrare a tutti di essere grande ma sa che gli mancheranno i baci di mamma e papà. «Non ti preoccupare, sappiamo come fare», gli dicono i genitori. E così preparano un’abbondante scorta di baci. A Zeb, quando si sentirà triste, basterà aprire la scatola e prendere un fogliettino con su i baci di mamma e papà.



Un testo molto delicato e dolce sul tema del distacco e sulle possibili strategie per superare questo momento. A mio avviso molto efficacie preparare al proprio bambino la sua scorta personale di baci.

Marco va all'asilo nido di Xavier Deneux

Un libretto semplice ma ben fatto, con illustrazioni belle e chiare.
La tematica è quella dell’inserimento all’asilo nido e nel corso delle pagine vengono descritti e rappresentati momenti di attività e di routine.

Mentre la Mamma è al Lavoro... di Silvia Teodosi

Che cosa fa la mamma mentre Mia è alla scuola? Un racconto per parole e immagini in "splitscreen" della giornata di una mamma e della sua bambina. Un libro complesso per bambini dell’asilo nido, se si segue fedelmente il testo scritto, ma con opportune semplificazioni risulta efficacie. Ai bambini infatti viene offerta una nuova prospettiva; la mamma non “scompare” una volta uscita dall’asilo nido, ma vive molte situazioni spesso anche simili a quelle del proprio figlio.

Mattia va all’asilo di Slegers Liesbet


È il primo giorno di asilo per Mattia! Un libro ricco di illustrazioni colorate accompagnate da un testo semplice e divertente. Aiuta i bambini ha percepire l’asilo nido come un luogo di divertimento, di allegria e in cui fare nuove amicizie.

I tre piccoli gufi di Martin Waddell e Patrick Benson


I piccoli gufi sono cuccioli come gli altri con tante paure… e che succede quando mamma gufo se ne va nel bel mezzo della notte lasciando tre piccoli gufi da soli? Un parallelismo tra questi gufetti e i bimbi che frequentano un asilo nido è davvero lampante. Questo albo ci permette da educatrici ed educatori, ma anche come genitori, di affrontare questa tematica che spesso getta sconforto, paura e angoscia nei piccoli…la paura dell'abbandono.
Cosa penseranno?
Che percezione avranno delle ore che passano?
Dove pensano siano i genitori?
Che emozioni vivono?

Un albo illustrato che nelle sue 26 pagine racchiude grandi emozioni e tematiche, una storia per parlare di paure, autonomia, legami fraterni e affettivi.


Piccolo blu e piccolo giallo di Leo Lionni

Un grande classico usato e riusato e passato tra le mani di centinaia di bambini.
Un libro con illustrazioni diverse, semplici e astratte che permette di parlare con facilità e chiarezza dell’amicizia.
Il testo inoltre stimola a nuove scoperte, come ad esempio la mescolanza dei colori o a giochi di classificazione e discriminazione in base ai colori.

E’ arrivato un nuovo amico! di Eline van Lindenhuizen
Un gruppo di amici animali è pronto ad accogliere e conoscere un nuovo amico, la giraffa Carlo.
Un’allegra storia sulle attività da fare insieme e l’aiuto reciproco.

Un albo semplice e colorato, che tratta tematiche importanti quali l’amicizia, la collaborazione, l’accettazione dell’altro e la gioia dello stare insieme.

Amici di Liesbet Slegers

Un libretto piccolo e colorato con immagini chiare e facilmente riconoscibili aventi come tematica l’amicizia. Nelle pagine vengono presentati: il gatto e il pesce, la sorellina, il papà e la mamma. Ed infine l’orsacchiotto, compagno fedele di morbidi e dolci sonnellini.

Io e te di Geneviève Côté

"Vorrei tanto essere come te!" "E io vorrei tanto essere come te!" A volte vorremmo essere simili alle persone che amiamo. Coniglietto vorrebbe assomigliare a Porcellino e viceversa. Ma mentre si sforzano di assomigliarsi scoprono di piacersi proprio così come sono! Un piccolo albo illustrato, carino, con poco testo e tavole pittoriche molto belle e delicate.

di Martina Salmaso



lunedì 8 settembre 2014

L'importanza del saluto al nido

Salutare è la prima forma di relazione. Con un "buongiorno", si crea uno scambio di sguardi, un pretesto per un dialogo, una base per la conoscenza. Continuare a scambiarsi un cenno o una parola quando si va da qualche parte, è un modo per veicolare un messaggio nascosto: "io mi sto allontanando da te, ma non preoccuparti, torno".

La mia breve premessa voleva focalizzare l'attenzione su quelle parole tante volte sopravvalutate, scontate, banalizzate, che però sono ricche di un significato emotivo profondo. Non è una semplice questione di educazione, è un modo per tenere salde le nostre interazioni sociali.

Ecco perchè anche al nido il saluto acquisisce un valore fondamentale nella relazione tra bambino, genitore e educatore. E'un momento da curare, come lo sono le altre routine e le attività della giornata, non è un semplice scambio di saluti e di passaggio di informazioni. 

Pensate alla mattina. L'educatrice aspetta i bambini al nido, il genitore lascia il proprio figlio, il bimbo deve salutare per un lungo periodo il suo babbo e la sua mamma. Ognuno di loro ha delle emozioni, delle aspettative, degli stati d'animo diversi che ripercuote sull'altro.

L'educatrice deve svolgere in maniera professionale il suo ruolo di regista e innanzitutto predisporre un ambiente favorevole all'accoglienza dei genitori e dei bambini. Se loro trovano una situazione tranquilla con pochi bambini e angoli gioco ben strutturati, salutarsi risulterà più naturale. Anche la documentazione aiuta molto: il genitore osserva le foto, le commenta con il suo bimbo, vede cosa succede al nido e chiede conferma all'educatrice.

A volte però, sopraggiungono delle emergenze che non consentono di assicurare questa stabilità. Mi viene in mente, ad esempio, quando manca qualcuno del personale in maniera non programmata e si devono unificare le sezioni. Si rischia che vengano meno i riferimenti e che l'educatrice "superstite" debba gestire un numero maggiore di bimbi.

Secondo la mia esperienza, ad aprire il nido dovrebbero essere almeno due persone e fino a che il numero dei bambini non è elevato si potrebbe pensare ad un'accoglienza condivisa in un unico spazio. E'un compromesso accettabile tra orari di lavoro e ideale pedagogico, ma ogni struttura ha le sue peculiarità per quanto riguarda il numero di bambini, l'organizzazione del lavoro e degli spazi.

Una cosa da fare sempre è sorridere. Sembra una cosa un po'sciocca da ricordare, ma vi assicuro che non lo è. Essere accolti da un bel sorriso rende più piacevole il posto in cui vi trovate e quindi sorridete. Pensate alla vita quotidiana, a quando vi trovate alle poste, al bar, al casello autostradale: se avete di fronte persone allegre, vi farà rilassare e vi renderà più ben disposti.

Non è una semplice strategia, ma un modo di essere e di prendere le cose. Anche chi quel sorriso lo indossa, starà meglio e sarà più sereno rispetto a chi ha la faccia arrabbiata: lo stato d'animo e l'espressione sono uno la causa e la conseguenza dell'altro in maniera vicendevole. 

Anche il messaggio corporeo è importante: alzarsi, andare incontro al bambino e a chi è con lui, dare una carezza, sono tutti gesti rassicuranti. Così la famiglia si sente ben accettata al nido, rafforzando il legame con l'équipe educativa.

L'educatrice deve sempre ricordarsi che il genitore le sta affidando la cosa che di più prezioso ha al mondo. Le situazioni di conoscenza diretta non sono moltissime se considerate l'investimento di fiducia che è richiesto ai babbi e alle mamme. Per chi deve ambientare il proprio figlio al nido, le educatrici sono pressochè delle sconosciute: un colloquio ed una riunione bastano a creare una relazione?

Per fortuna durante l'anno, occasioni più o meno formali, come laboratori e feste, aiutano a far instaurare un rapporto tra nido e famiglie. Verrebbe da controbattere che dovrebbe bastare la fiducia nell'istituzione educativa, ma riconoscerete anche voi che negli ultimi anni, i media non hanno scritto notizie così rassicuranti sugli asili nido.

Nel suo libro Slow school, Penny Ritscher racconta di nuove pratiche che ha visto entrare a far parte delle modalità relazionali dei genitori di oggi. Prima fra tutte l'avvento della pubblicità: i bambini non arrivano più al nido solo con l'oggetto transizionale (di solito, un peluche o una copertina), ma anche con Hello Kitty giganti, collezioni di Gormiti complete o riproduzioni di cellulari quasi funzionanti.

A mio avviso, la colpa non è da dare tutta alla televisione o ai negozi di giocattoli. Spesso i bambini si fanno affascinare dai fratelli più grandi e non è detto che nella società contemporanea esistano solo proposte così omologanti: nella mia città, ad esempio, si trovano giochi in legno creativi in un numero crescente di rivenditori.

Però è vero che questi oggetti sono un prolungamento inutile di abitudini domestiche, perchè al nido si gioca con quello che si trova ed insieme agli amici e si può (anzi, si deve) portare il proprio oggetto transizionale ma "altro"sarebbe un impedimento. Giocattoli ingombranti non permettono di muoversi bene e focalizzano l'attenzione dei compagni, però non c'è la voglia di condividere: quella cosa è proprio mia e di nessun altro!

Capite bene che rinunciare però a quell'oggetto proprio nel momento in cui a un bimbo è richiesto di salutare la mamma e il papà è un'ulteriore forzatura, quindi... lasciate queste cose fuori dall'asilo o nell'armadietto personale! Mi rendo conto che per un genitore sia dura la mattina negoziare per queste banalità.

I tempi stringono, si deve andare puntuali a lavoro e nel frattempo si deve dare la colazione, preparare e portare a scuola uno o più figli. Solo a pensarci viene voglia di tornare a letto! ;) La fretta però non è una buona compagna di vita. La soluzione ideale sarebbe riuscire a ritagliarsi degli spazi di calma per affrontare meglio la giornata e di sicuro spegnere (o almeno silenziare) il cellulare.

Il bimbo cercherà sempre di perdere tempo: a casa magari non vorrà bere il latte o non vorrà indossare i vestiti che avete preparato per lui, al nido si metterà a piangere buttando le braccia al collo. La mamma o il babbo si trovano nella situazione di dover gestire tutto: anche loro preferirebbero rimanere con il loro figlio, si sentono in colpa di lasciarlo all'asilo, anche se riconoscono che per lui è la situazione ideale, ma allo stesso tempo hanno l'ansia di arrivare in orario sul posto di lavoro e magari hanno pensieri sull'organizzazione giornaliera.

Le educatrici spesso ripetono di creare un rito che riesca a rendere più piacevole il passaggio ma...come fare?! L'imprescindibile è per me darsi tempo e questa è una cosa del tutto personale: alzarsi prima o se non ci si riesce, accettare con serenità un eventuale ritardo, oppure farsi aiutare da una nonna. La soluzione si deve fare nostra ma l'importante è riuscire a mantenere la calma nei confronti dei bambini.

Salutare i bambini serve per rendere il distacco dal genitore il più sereno possibile. Se la mamma è tesa, lo sarà anche il bambino; se il babbo abbraccia stretto il suo bimbo dicendo "Vai a giocare dai tuoi amici" con le lacrime agli occhi, sarà il linguaggio corporeo a parlare.

Questa fase è fondamentale durante l'ambientamento, perchè quando la figura di riferimento si allontana, DEVE salutare, rassicurando il bimbo, che per la maggior parte delle volte protesterà. E'una cosa naturale: chi non lo farebbe? Si sta lasciando solo, in una situazione sconosciuta, con altri bambini e altri adulti e forse la mamma non tornerà più.

Ecco perchè è importante spiegare che si tornerà, farsi vedere sereni e anche in questo caso il sorriso è importante, perchè se il babbo è tranquillo e si fida a lasciarmi qui, non mi succederà niente. Il carico emotivo è molto pesante, sia per il genitore sia per il figlio, ma pensate al caso in cui l'adulto sparisse all'improvviso: beh, l'incomprensione si sommerebbe alla rabbia.

Succederà lo stesso che il bambino ce l'abbia con i propri genitori, che magari si senta un po'abbandonato, anche se glielo si spiega e si saluta. Abbiamo già scritto sulle paure dei bambini e sulle loro reazioni. Per questo, potrà accadere che un bimbo pianga nel momento dell'arrivo al nido, anche ad anno inoltrato. 

I genitori però devono farsi una bella e solida corazza e in questo caso la comunicazione è importante: parlare, parlare, parlare con le educatrici, con gli altri genitori, con il compagno. Riuscire ad esprimere un sentimento, lo rende vero, ma gli dà anche un ordine, lo razionalizza, lo libera dalle emozioni.

La separazione è dura da affrontare, ma ai bambini viene data un'opportunità grandiosa: imparare ad essere indipendenti. L'autonomia nelle azioni quotidiane, la capacità di sapersi relazionare con i coetanei e con gli adulti, le competenze da potenziare attraverso tutti quegli stimoli che gli verranno proposti: ricordiamocelo quando salutiamo i nostri figli.