martedì 3 giugno 2014

La finalità ludica esiste?

In tutte le programmazioni che mi è capitato di compilare in questi anni all'asilo nido, una voce diceva "finalità". Gli obiettivi sono sempre tanti e prima di tutto, non dobbiamo mai dimenticare le macroaree dell'autonomia e della socializzazione, che sono i fondamentali di ogni agire educativo.

Ma il gioco dove lo mettiamo? Il divertimento, il loisir, il ludico?

Avete mai provato ad aggiungerlo alla lista?

Vi verrà risposto che è scontato, banale, non così importante. Ecco, io proprio non lo credo e vorrei che in tutti i nidi, o ancora meglio, in tutte le scuole ci fosse un bel cartello "QUI CI SI DIVERTE!". Perchè non è vero che le cose serie devono essere poste su un piano privilegiato, non è vero che pensare al divertimento dei bambini è così automatico, non è vero che senza il piacere si apprende lo stesso.

Si fagocita, si impara a memoria, ma non si fa nostra un'esperienza proposta. Niente vieta di cambiare l'attività, di "aggiustare il tiro" se ci accorgiamo che ai bimbi quella cosa non piace: dipende dagli interessi, dalle fasi dell'anno, dalle modalità di presentazione dell'attività. Non è uno scacco professionale: non ci dobbiamo ostinare a presentare i travasi tutti i giorni se quei bambini non hanno voglia di farli.

Magari li farebbero più volentieri in giardino, magari non li farebbero proprio, magari sarebbero più curiosi di sperimentare materiali diversi: è davvero necessario per il loro futuro che stiano seduti con il broncio a passare ceci secchi da un recipiente all'altro?

Allora, con questo non voglio dire che tutto il resto sia da tralasciare e che lo spontaneismo sia la miglior strategia, però vorrei porre l'attenzione sul sorriso dei bambini: non lo consideriamo un accessorio!

Il piacere deve essere una finalità per qualsiasi programmazione educativa, perchè senza il "volentieri" non si creerebbe quel clima favorevole alla comparsa di sicurezza e di autonomia nel bambino, alla socializzazione spontanea, alla voglia di scoprire il mondo. La gioia è il dovere più grande.

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