giovedì 25 settembre 2014

L'asilo nel bosco si racconta

Avrete sicuramente letto da qualche parte del meraviglioso asilo nel bosco che ha aperto da poco nei dintorni di Ostia, una realtà nuova nel panorama dell'infanzia nazionale che ha creato molta curiosità. L'idea di avvicinare i bimbi alla natura, di riservare uno spazio incontaminato, di farli vivere in libertà è di sicuro condivisa da tutti, ma oggi è accolta come una rivoluzione.

Perchè? Pensate agli asili dove lavorate o dove mandate i vostri figli: spesso si trovano nei centri cittadini e hanno spazi verdi esigui; altrettanto di frequente non si riesce a usufruire del giardino come si vorrebbe per una serie di motivazione. 

Uscire con la pioggia, ad esempio, è difficile e diverse educatrici (e genitori) non condividono questa pratica, che, a mio parere, invece, avrebbe una valenza educativa unica, anche se riconosco che comporta un carico di lavoro per tutta l'équipe educativa.

Invece nel bosco, non si gioca con bambole e macchinine, ma con le cortecce, le foglie secche e i disegni delle nuvole. La creatività viene stimolata dunque in maniera spontanea e allo stesso tempo si potenzia il piacere di muoversi, arrampicarsi, saltare.

Queste pratiche sono invece ormai consolidate nel Nord Europa, dove l'esperienza degli asili nel bosco è diffusissima. Anche nelle scuole tradizionali, però, il giardino ha un ruolo diverso rispetto a quelle italiane: è davvero un prolungamento degli spazi interni.

L'asilo nel bosco è gestito da L'Emilio (avete letto il libro di Rousseau?), formato da una ventina di educatori con esperienza decennale nel settore educativo. Il modello a cui fanno riferimento per l'organizzazione dei loro servizi è molto variegato ed interessante e fanno parte della Reevo, una rete internazionale di educazione alternativa.

Foto della pagina Facebook de L'asilo nel bosco
Oltre all'asilo di Ostia, gestiscono un'altra scuola dell'infanzia e un asilo nido all'interno del Parco della Madonnetta ad Ancilia. Il nido ha un primato europeo: è infatti la prima struttura del nostro continente, dove i bambini vengono accolti senza pannolino fin dai primi mesi di vita. 

L'idea è nata osservando delle esperienze di vita del Sud America, che ha molto ispirato i componenti dell'Emilio, portatori di una pedagogia ricca di contaminazione e (finalmente!!) non monodisciplinare. Ho contattato l'asilo nel bosco tramite la pagina Facebook e Paolo mi ha chiarito diversi punti sull'attività dell'Emilio. 

Ecco che cosa mi ha raccontato...

Siamo partiti da impianti pedagogici che ci piacevano di piu' con la sperimentazione e l'osservazione proviamo ad adattarli al contesto in cui operiamo. Stiamo molto attenti anche alle correnti moderne, sopratutto alle esperienze di educazione alternativa molto diffuse in Spagna e America Latina. Facciamo parte di Reevo, una rete internazionale in cui ci scambiamo esperienze e ricerche. Presto presenteremo in Italia all'Università Roma Tre un documentario molto bello "Quando sinto que ja sei" disponibile su Youtube.

Come siete venuti in contatto con le esperienze spagnole e latinoamericane? E come mai le considerate modelli da seguire?

Le abbiamo conosciute attraverso i documentari "La Educacion Prohibida" e "Quando sinto que ja sei". Entrambi fanno una mappatura attraverso interviste di educatori e pedagogisti delle esperienze in Spagna e America Latina di "educazione alternativa" , anche se a noi piace chiamarle piu' che alternative di qualità. Parliamo di scuole libertarie, montessoriane, steineriane, democratiche olistiche.

Sono per noi dei riferimenti perché sono riusciti a spezzare le catene che imprigionavano i sistemi educativi dentro logiche adultocentriche e vecchie di secoli. Il benessere dei bambini in queste scuole è lampante e questo per noi è anche la strada che porta a una vita serena e felice quando saranno adulti. Sono poi esperienze che si preoccupano non solo del corpo del bambino ma anche dei suoi sentimenti, delle sue emozioni in una cornice che non si nutre di sola razionalità ma anche di profondo sentire.

Sul vostro sito ho letto che fate riferimento alle sorelle Agazzi, alla Montessori e a Rousseau? Cosa prendete da ognuno di loro?

Di Rousseau ci piace che abbia intuito che la costruzione di un mondo migliore parte da un buon sistema educativo, di Montessori ci piace l'idea della piacevolezza del fare da sè che contraddistingue ogni bambino ed il ruolo non invadente ma attento dell'educatore. Delle sorelle Agazzi ci piace l'atmosfera di familiarità e serenità che reputavano fondamentale in qualsiasi scuola.

Di Emmi Pikler ci hanno entusiasmato le sue tecniche di osservazione e qualcosa abbiamo attinto da Paulo Freire, Rudolph Steiner e tanti altri. Non applichiamo nessuno di questi modelli in maniera radicale perchè non crediamo che ne esistano di validi per tutti i tempi e tutti i luoghi. Cerchiamo di adattare tutto questo sapere al contesto in cui operiamo stando attenti ad alcuni aspetti come lo stato emotivo dei bambini, il loro umore, la loro individualità che nessuno potrà mai prevedere e mettere a sistema.

Funziona bene il progetto del nido senza pannolino? Avete incontrato resistenze da genitori e colleghi?

Il progetto del senza pannolino funziona bene, anche se sono poche le famiglie che hanno tempo o voglia per cimentarsi in questa esperienza.

Le resistenze ci sono sempre ogni qual volta si abbandona il sentiero più battuto per cercare percorsi più stimolanti ed efficaci. Ma devo dire che i genitori nelle nostre scuole sono una risorsa che ci aiuta ad affrontare meglio la quotidianità con i tesori che ci affidano. Abbiamo con la maggioranza di loro un rapporto non formale e collaborativo


Com'è nata l'idea dell'asilo nel bosco? Pensate possa essere una base di partenza per asili naturali in Italia?

L'asilo nel bosco è il naturale risultato di molti anni di appassionato lavoro e dell'incontro tra L'Emilio e l'associazione Manes. Molte affinità alcune differenze ma un obiettivo comune che è quello di migliorare la scuola italiana .

In questi anni abbiamo visto con i nostri occhi e lo abbiamo approfondito con le nostre analisi e ricerche che i bambini che trascorrono la loro quotidianità al di fuori del contesto aula, in un ambiente stimolante a contatto con la natura sono piu' sereni, hanno una socialità piu' ricca, una motricità piu' sviluppata , un linguaggio piu' fluido e una curiosità veramente spiccata. 

A guardarli bene questi sono gli obiettivi che ci chiede il Ministero e allora perchè non farlo. Aggiungo che tutte le esperienze che proponiamo ai bambini vengono vissute con piacevolezza e non imposte e questo lo consideriamo un valore aggiunto.

Siamo stati contattati da centinaia di persone da tutta Italia che volevano riproporre questa esperienza nei propri territori tanto che abbiamo organizzato un incontro il 7,8 e 9 novembre per fornire loro gli strumenti normativi, organizzativi e pedagogici per affrontare questa splendida esperienza. Quindi siamo molto fiduciosi e ottimisti che questo modo di intendere l'educazione si diffonderà e si arricchirà grazie al contributo di altri educatori , psicologi e pedagogisti.

Ringrazio davvero Paolo per aver avuto voglia di condividere con me (e con voi) l'esperienza di L'Emilio e spero che davvero ci sia un futuro per queste scuole verdi in Italia, perchè riscoprire l'attaccamento alla natura migliora la qualità della vita.

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