mercoledì 26 agosto 2015

Compiti estivi: sì o no?

Ormai il rientro a scuola è sempre più vicino e parlare di compiti delle vacanze appare un po'polemico e forse sterile. Però non posso fare a meno di dire la mia, dopo aver letto l'opinione del signor Parodi, che in questi giorni sta facendo il giro del web.


A onor del vero, non so quando e su quale quotidiano sia stata pubblicata, mi fido delle frasi lette sui social, in cui il messaggio è chiaro: mio figlio non farà i compiti estivi, perchè sono ferie anche per lui.

Ammetto che non ho un figlio e ammetto anche che parlando con tante amiche che li hanno, capisco quanto sia angoscioso dover stare a ripetere le tabelline in una calda domenica pomeriggio di maggio. Però riconosco anche che i compiti sono compiti e la scuola non è un lavoro.

Si va a lavoro per guadagnare soldi, si va a scuola per guadagnare esperienza e conoscenza: la posta in gioco e l'impegno richiesto sono ben diversi. Con questo non voglio dire che i bimbi non si stanchino...anzi, sono la prima ad accorgermi che a fine anno gli animi sono davvero esausti di stare nelle solite quattro mura, di essere costretti a stare seduti per ore di fila, di alzarsi presto la mattina.

Le vacanze sono meritate per tutti: studenti, insegnanti, geometri, commessi... Ognuno ha avuto da sopperire a dei doveri durante l'anno ed è sano dimenticarsene per qualche giorno o settimana. 

E'ingiusto che un'insegnante riempia di esercizi i propri alunni: si perde il senso della pausa estiva e i compiti verranno realizzati "tanto per fare". Però...leggere un libro, scrivere un tema, fare qualche conto di matematica non possono diventare un peso insormontabile.

Se fossi un genitore, non vorrei discutere di didattica con la maestra di mio figlio: che competenze posso avere a riguardo? Se sono il primo a considerare le lezioni a casa un peso, come posso pretendere che mio figlio le faccia volentieri? Fare il genitore non significa fare l'aguzzino, ma significa essere un esempio e se io critico la maestra, anche mio figlio lo farà.

Forse sono ancora un'utopica che crede che la scuola sia piena di occupazioni creative e ricreative, che sarebbe meglio che i bambini facessero uno sport in meno e una passeggiata in più, che il diritto al riposo e allo svago ci si guadagna. 

Ricordate la maestra che per Pasqua ha dato una lista di compiti alternativi? Ecco, quello è il mio ideale ed è a esempi così che ci sarebbe da ispirarsi: pochi, buoni e mirati a godersi la vita. 



Girerò questo post al signor Parodi e se ha voglia di rispondere, con un commento o una mail, sono sempre contenta del confronto.


2 commenti:

  1. ho molti insegnanti in famiglia, che hanno studiato pedagogia e si sono dedicati all'insegnamento con passione e approfondendo continuamente fino alla pensione e sono d'accordo con me. i compiti delle vacanze sono un'inutile tortura, oltre che un'ingiustizia. mi permetto quindi di criticare (tra me e me, mai davanti a mio figlio) le nostre maestre che gli hanno assegnato: un libro di 112 pagine, pagine "a piacere" sul libro di lettura, e terminare ciò che non è stato fatto sul libro di matematica. tutto questo nel passaggio fra la prima e la seconda elementare. mi permetto anche di constatare che nelle nostre scuole c'è un'idea molto arretrata di "vacanze", ancorata a una visione della società rurale e patriarcale, in cui 3 mesi di chiusura scolastica erano necessari in quanto i figli erano necessari a lavorare la terra nei mesi estivi, e comunque le donne erano tutte a casa. il mondo di oggi in cui per fortuna anche le donne vanno a lavorare fuori casa, e i bambini più fortunati possono godere di attività divertenti e stimolanti, possono viaggiare, frequentare centri estivi, o anche semplicemente godersi l'infanzia magari con i nonni, un'interruzione così lunga non ha senso. certo è che passare 3 mesi senza scuola è deleterio da un punto di vista didattico. ecco che i compiti (pensati comunque per una famiglia in cui la mamma è casalinga e ha tempo da perdere per compensare le mancanze della scuola - ma ne ha le competenze? - e i figli non hanno niente di meglio da fare che stare a casa a guardare la TV) sono necessari. che poi è un vizio tutto italiano, proprio come quello delle vacanze infinite. negli altri pesi europei (paesi che occupano posizioni migliori della nostra nelle statistiche OCSE, non dimentichiamo che siamo risultati ultimi in matematica e comprensione del testo) i compiti delle vacanze semplicemente non esistono. ho amici stranieri che sono ricercatori, quindi tutti con un livello di scolarizzazione molto elevato (dottorato) che sono scandalizzati del fatto che i loro figli debbano fare tutti questi compiti. aggiungo anche che ovviamente a mio figlio non dico mai cosa penso nè mi permetto di screditare le maestre, ma penso che possa essere utile da parte loro una maggiore apertura nei confronti delle opinioni dei genitori. si lamentano tanto del fatto che oggi i genitori tendono a difendere i figli e non essere dalla loro parte... loro però cosa fanno per essere "dalla parte dei genitori"? sarò sfortunata, ma ho trovato un atteggiamento particolarmente altezzoso da parte delle maestre di mio figlio. il che mi andrebbe anche bene ma allora non delegare a me quello che dovrebbe essere un tuo compito: io non sono un'educatrice, non posso prendermi in carico la didattica e la formazione di mio figlio quando tu stai beatamente in vacanza. il mio lavoro e il mio ruolo è un altro. riguardo al fatto che la scuola non è un lavoro, non sono d'accordo. ogni età ha i suoi doveri, il dovere di un adulto è quello di lavorare (ma su questo le nostre istituzioni non sono d'accordo visto che sembra che per una mamma lavorare sia più uno sfizio che una necessità), il dovere di un bambino è quello di studiare. infine, concludo dicendo che assegnare così tanti compiti durante la vacanze è addirittura diseducativo: le persone che si portano il lavoro in vacanza e non staccano mai sono patologiche, in questo modo stai creando dei piccoli workaholic, la cosa mi fa venire i brividi.

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    1. Ciao CosmicMummy!

      Il tuo commento è stato molto esaustivo e ben motivato. Concordo con te sulla quantità dei compiti e sulla conclusione domestica dei programmi: non vorrei generalizzare, ma di esperienze come le tue con la scuola, se ne sentono molte. Condivido anche la tua riflessione sulla lunga lunghissima pausa estiva: sarebbe una delle cose da riformare del sistema educativo italiano. Infine sul discorso scuola- lavoro, mi devi scusare: sono un'utopica! :) ti assicuro che da piccola non consideravo la scuola come un dovere, ma come un piacere. Ho anche la fortuna, da adulta, di fare una professione che amo e che quindi non considero solo alla stregua di un dovere per guadagnare e essere socialmente accettabile. Comunque...grazie ancora per il tuo contributo!

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