La società odierna ci trasmette
continui cambiamenti significativi, non solo nei ruoli di padre e madre, ma
soprattutto porta con sè delle vere e proprie piccole rivoluzioni nelle
dinamiche e nella gestione delle relazioni familiari, ancora di più quando vi è
un bambino piccolo.
La relazione con l'adulto è infatti il
primo contesto di socializzazione familiare per un bimbo e per far sì che
quest'ultimo diventi un adulto sano, indipendente, capace di ascoltare e
comunicare è necessario vi sia da parte dei genitori uno stile educativo
autorevole, indicato da vari studi sociologi come lo stile più positivo e
adattivo per la crescita.
Questo stile di attaccamento autorevole,
così nominato da Baumrind negli anni '70 è caratterizzato da impegno e
autonomia, dove i genitori diventano una base sicura alla quale il figlio può
fare riferimento nel momento del bisogno e dalla quale allontanarsi per
esplorare l'ambiente esterno, diventando gradualmente autonomo. Al tempo stesso
lo stile autorevole però richiede anche severità, assertività con il
piccolo.... e coraggio da parte dei genitori di saper dire di "no!"
quando il caso lo richiede...
Posso immaginare già cosa state
pensando, cari lettori... sappiamo bene quanto sia difficile dire di no! Ancora
di più se si tratta di dirlo ai nostri cuccioli!! Come vi sentite cari genitori, ogni
volta che vorreste dire di no e vi ritrovate invece a dire di sì per tantissimi
altri motivi?!?!
Beh...cominciando
da lontano, dire di "no" rappresenta un problema per gli adulti,
figuriamoci per dei genitori; e ciò sarebbe dovuto al fatto che la parola
"no" è emotivamente legata al rifiuto personale!
Inoltre, possono essere tante le cause
per le quali si fa fatica a dire di no, e fra queste ad esempio dire di
"sì" per evitare magari un ennesimo pianto da parte del bambino, che
ovviamente reagisce con l'unico mezzo che ha a disposizione: le lacrime o le
urla, modo per dire ai genitori che è arrabbiato...perchè non è stato
accontentato!
Tornando però al tema di oggi, parlare
di assertività nella relazione genitori-figli può essere davvero prezioso. La
capacità, infatti, di comunicare in modo diretto soprattutto con i figli, non
si eredita, ma la si apprende nel corso della vita con l'esperienza.
Saper dire di no è sicuramente un
tassello fondamentale nella crescita di un bambino, ma questo fa parte di
un'area ancora più grande di sviluppo, ovvero quella degli atteggiamenti
relativi al rapporto con il proprio figlio. Ma quali sono gli atteggiamenti e i
comportamenti che è necessario che i genitori abbiano per favorire lo sviluppo
dell'assertività con i figli, oltre ad un buon rapporto educativo ed affettivo?
Prima di tutto....
1- Atteggiamento
di apertura verso l'altro.
In altre parole, se il bambino si sente trattato
con rispetto e con dignità, anche nelle sue emozioni, allora riconoscerà anche
alle altre persone questo stesso diritto. In particolare, il genitore dovrebbe
riconoscere nel figlio anche le emozioni più negative e accettarne
l'espressione, facendo così passare il messaggio (ad esempio, molto utile con
la rabbia espressa dal bambino quando gli viene detto di no) che verrà comunque
amato e accettato, nonostante le emozioni negative espresse.
2- Ascoltare.
Riuscire
ad ascoltare può sembrare una banalità a volte, ma è una competenza che la si
apprende nel tempo trascorso insieme, nella presenza, nella qualità del tempo.
Anche ascoltare è una parte importante nel saper dire di no! Ascoltare infatti
comporta dare spazio al bambino, sentire quelle che sono le sue ragioni e per
questo meritevoli di essere ascoltate. Invitarlo a parlare o prendersi un
momento tutto per sè per raccontare ai genitori com'è andata all'asilo o com'è
andata a scuola. Stimolarlo o anche aiutarlo a trovare le parole per descrivere
come si è sentito in un'occasione particolare ( ad esempio, in un'attività
fatta all'asilo o in un voto che ha preso a scuola).
3-Trasmettere le regole in modo
autorevole.
Bisogna ricordarsi che fa la differenza
come si insegnano le regole di comportamento ai propri figli, tanto che spesso
il genitore dimentica che il figlio non è di sua proprietà, ma che va trattato
come individuo a sè.
In questi casi, dire di no può davvero
mettere a dura prova: il "no" infatti rappresenta un limite, che è in
grado però di favorire la crescita del bambino. Infatti, il piccolo non solo
imparerà a fare i conti con il senso di frustrazione, capacità assolutamente
necessaria nel saper affrontare tutti gli eventi della vita, ma comincerà a
gestire piano piano, a conoscere, a fare amicizia con le emozioni negative, che
possono venir fuori dai conflitti con mamma e papà e accettare che ci possono
essere volontà diverse dalla propria da rispettare.
Dunque, un genitore che impara a dire
“no” al proprio bimbo lo sostiene nella sua fatica nell’accettare quel limite,
lo aiuta a diventare un bimbo più sicuro di sé, che può muoversi nel mondo
conoscendo i propri confini e quelli altrui.A livello emotivo può essere
difficile, soprattutto all'inizio, ma il "premio" finale è davvero
importante e bello: un bambino in grado di essere coraggioso nelle proprie
scelte, che dice di "no" a richieste che considera sbagliate, che
sostiene la propria volontà.
"Un No non è
necessariamente un rifiuto dell'altro o una prevaricazione, ma puiò dimostrare
una fiducia nella sua forza e nelle sue capacità".
(Phillips, 1999)
di Alessandra Bondi